
Come il rincaro dell’energia impatta la produzione industriale nel 2022
Il rincaro dell’energia costerà al mondo produttivo 17 miliardi di euro in più in un anno (un aumento del +600%) e toccherà pressoché tutti i settori dell’industria italiana. Situazione che viene ad appesantire ulteriormente la compressione dei margini operativi delle aziende, che dal 2020 affrontano enormi difficoltà di reperimento e approvvigionamento delle materie prime.
Lo scenario per la produzione industriale italiana nel 2022 parte già con grandi sfide.
Come il rincaro dell’energia rallenta la crescita nel 2022
È proprio il costo dell’energia la variabile che costringe a rivedere al ribasso la stima di crescita non solo in Italia, ma in tutta l’Europa. Le previsioni rilasciate dalla Commissione Europea indicano infatti che “il rallentamento della crescita è stato più acuto del previsto con l’intensificarsi di venti contrari: in particolare l’impennata dei contagi Covid, l’aumento dei prezzi dell’energia e la prolungata interruzione di forniture”.
Nel recente report pubblicato dal Centro Studi di Confindustria (CsC), l’ente indica come l’impennata della quotazione del gas, in particolare, si è rapidamente trasferita sul prezzo dell’energia elettrica in Italia, facendo lievitare i costi energetici delle imprese industriali: sono previsti 37 miliardi di euro, rispetto al 2019 che sono stati € 8 miliardi.
Lo stesso CsC sottolinea che, sino ad oggi, non sono emersi nei prezzi dei beni di consumo italiani il vero impatto dei rincari delle commodity e dell’energia. Questo dimostra la forte erosione dei margini delle imprese industriali che, pur avendo rialzato i listini, non sono riuscite a trasferire integralmente l’aumento dei propri costi di produzione.
Le previsioni e provvedimenti contro il rincaro dell’energia
La buona notizia, secondo il commissario europeo per gli affari economici e monetari Paolo Gentiloni, è che in Italia la crescita economica potrebbe riprendere più velocemente di quanto immaginato tempo fa, grazie alla buona attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). La Commissione Europea prevede che “le forniture si normalizzeranno e che la pressione inflazionaria si conterrà” durante l’anno. Questo significherebbe che i rincari, riflettuti in tutta la catena produttiva italiana, potrebbero essere temporanei, tornando ad abbassarsi nel 2023.
Nonostante i buoni auspici però, è anche vero che le incertezze e rischi per la ripresa restano alti, “notevolmente aggravati dalle tensioni geopolitiche in Est Europa” tra Russia e Ucraina, intrinsecamente legate all’approvvigionamento di gas naturale in tutta la regione. Si sommano a questo difficile scenario le previsioni del World Bank, menzionate nello studio del CsC, che mostrano come anche nelle condizioni più ottimistiche, il prezzo del gas resterebbe comunque su quotazioni elevate fino alla fine del 2022, quasi il doppio rispetto al 2019.
Sono necessari interventi e misure in grado di ridurre ulteriormente i costi delle bollette, piano che il presidente del consiglio Mario Draghi ha annunciato negli scorsi giorni. Il decreto-energia è ancora in fase di definizione: la ricerca dei fondi è comunque in corso, e le dimensioni dell’intervento saranno definite solo quando si avrà certezza delle risorse. Per ora, si resta in attesa che il provvedimento studi delle soluzioni per calmierare gli aumenti di luce e gas anche per l’industria, in modo da accelerare la ripresa e rendere la produzione italiana più competitiva a livello internazionale.