
La crisi della materia prima: perché non si trova e l’impatto sui prezzi post-pandemia
Proprio ora che riparte la domanda, pressoché tutte le materie prime sono diventate quasi introvabili e molto costose. Come riportato dal Corriere della Sera, la chiamano «everything bubble»: la bolla sui prezzi di qualunque cosa. Per un Paese trasformatore come l’Italia, sta diventando un serio problema.
Le cause
Durante i primi mesi del Coronavirus, le aziende hanno azzerato gli ordini, aspettando che lo spavento iniziale passasse e nuove misure di sicurezza venissero messe in pratica. Inoltre, con i lockdown e le paralizzazioni a livello mondiali, anche l’estrazione e produzione di materia prima ha subito dei rallentamenti.
Una volta terminata la fase acuta della pandemia, si è verificata una corsa non soltanto per ricomprare materie prime utili per la produzione, ma anche la richiesta aggiuntiva per ricostituire le scorte a livello globale. Tutto questo processo ha portato alla carenza di materie prime disponibili e ad una conseguente impennata dei prezzi.
Per una panoramica più ampia del periodo attuale, è necessario considerare ancora altri fattori: la forte ripresa della domanda di Cina e Stati Uniti, i grandi piani economici post-pandemia, la transizione energetica, le attività speculative e i problemi legati alla logistica – con l’aumento dei costi del trasporto marittimo e situazioni imprevedibili, come ad esempio il recente blocco del canale di Suez e il nuovo focolaio che ha ridotto le attività del porto di Yantian al 30%.
La reperibilità dell’alluminio
In questo scenario, molte aziende italiane ed europee stanno avendo difficoltà nel gestire il proprio approvvigionamento.
Nel caso specifico di Atim, che utilizza soltanto alluminio da produttori italiani per le sue lavorazioni, la seconda metà del 2020 ha segnato un costante e continuo aumento dei prezzi. Il costo dell’alluminio ha raggiunto i massimi storici dal 2018 e l’incremento dei prezzi si è verificato anche nel primo trimestre di 2021: +18%, d’accordo con la Finco.
È bene ricordare che nell’UE si produce solo il 25% dell’alluminio primario necessario per la domanda interna. Così, nonostante l’industria italiana di questa commodity sia al secondo posto in Europa, la domanda dei diversi mercati e settori è talmente alta che l’alluminio è attualmente quasi introvabile.
Cosa ci possiamo aspettare?
Lo scorso ottobre l’Unione Europea ha creato l’Alleanza per le Materie Prime con l’obiettivo di rendere il continente sempre più autonomo. Ma ci vorranno ancora anni prima che arrivino i primi risultati effettivi della riuscita dei piani appena stabiliti.
A breve termine e per quanto riguarda l’alluminio, le opinioni degli analisti si dividono: i meno ottimisti prevedono che la sua reperibilità e il conseguente aumento dei prezzi potrebbe prorogarsi anche in maniera strutturale se non si modificheranno le politiche europee di dazi per il metallo; già quelli più ottimisti ritengono che i prezzi siano destinati a scendere lungo l’anno per l’eccesso di offerta dettato dalla produzione cinese, in forte crescita.
Varcare questo Tsunami economico globale richiederà una capacità di strategia e dinamicità come mai prima. Teniamo stretto il timone.
Fonti: